Testi di Elena Davigo e Maria Chiara Sbiroli
Introduzione
Una delle cause scatenanti la contestazione studentesca italiana è la riforma universitaria proposta dal ministro Gui nel ’65. Tale proposta viene giudicata inadatta a fronteggiare problemi urgenti quali l’incremento del numero degli studenti e soprattutto la necessità di adeguare gli insegnamenti universitari ai nuovi bisogni esistenti nella società. In poco tempo tuttavia il movimento riesce a varcare i confini materiali e ideali dell’università, criticando il sistema sociale ed economico allora esistente e arrivando a mettere in discussione l’intero sistema valoriale e culturale della società occidentale.

Alfonsine (RA) novembre 1969 (Fondazione Gramsci Emilia Romagna)
Il ’68 è un fenomeno transnazionale: le proteste giovanili emerse a Parigi, Berlino, Los Angeles e anche in molte città italiane, tra cui Bologna, sono rivolte contro l’intervento USA in Vietnam e condannano le politiche imperialiste degli stati occidentali. Viene inoltre contestato il rigido bipolarismo emerso con la Guerra fredda.
Il caso di Bologna è peculiare, poiché un ruolo di rilievo è ricoperto dalla Sezione universitaria comunista (SUC), legata al PCI, mentre nelle altre città d’Italia il movimento assume posizioni più marcatamente extraparlamentari.
Tuttavia a Bologna, come in tante altre città italiane, le anime politiche che prendono parte alla contestazione sono numerose e variegate, e a partire dal ’69 danno vita a percorsi politici differenziati.

Bologna 20/3/1968 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)
Le immagini scelte per dare inizio a questo percorso tematico ci sono sembrate particolarmente significative. La prima raffigura via Indipendenza gremita di ragazzi e ragazze che contestano la guerra in Vietnam. La seconda immortala una gioventù in marcia, tra contorni incerti e indefiniti. Consapevoli o meno, quei giovani riusciranno a innovare profondamente le pratiche e i contenuti dell’azione politica. Infine un manifesto testimonia quanto le più rilevanti questioni internazionali di quegli anni trovassero ampia eco nella cittadinanza bolognese.

Bologna 15/12/1968 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)
L’ Internazionalismo
La contestazione giovanile raggiunge maggiore visibilità prima negli Stati Uniti e successivamente in numerose città europee. Grazie anche alla diffusione di nuovi mezzi di comunicazione si verifica un’intensa contaminazione di temi, slogan e pratiche politiche.

Bologna Marzo 1969 (Archivio storico dell’ Università di Bologna)
Il ’68 bolognese può quindi essere una lente attraverso la quale guardare a differenti contestazioni emerse da una parte all’altra dell’Atlantico. Il movimento statunitense, innescato dalla lotta contro la segregazione razziale e in favore della l’Internazionalismo 4. Tazebao degli studenti dell’Accademia di Belle Arti, marzo 1969 (Archivio storico dell’Università di Bologna) 5. Copertina della rivista «Due Torri» dedicata ad Angela Davis, 2/2/1971 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna) 17 conquista dei diritti civili, è un importante punto di riferimento in Europa. Nel 1969 un gruppo di studenti bolognesi organizza la proiezione di un documentario sulle Black Panthers, organizzazione afroamericana nata in California che declina la protesta in termini di lotta di classe.

2/2/1971 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)

6/4/1968 (Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)
L’accento posto dalle Black Panthers sul diritto all’autodifesa e sulla violenza come possibile strumento di lotta politica è in contrapposizione con l’ideale di nonviolenza sul quale si basa il messaggio di Martin Luther King, altro esponente di primo piano del movimento antisegregazionista. L’assassinio di Martin Luther King, nel ’68, suscita vasta eco a Bologna e nel resto del mondo.

13/4/1968 (foto di Luciano Nicolini – Archivio storico dell’Università di Bologna)
Ancora nel 1971 il settimanale bolognese «Due Torri» dedica la prima pagina ad Angela Davis, femminista afroamericana, attivista delle Black Panthers, assurta a icona di quella stagione di lotte. In Europa, Parigi e Berlino sono tra i principali teatri della protesta studentesca, ma anche in Italia il movimento era in formazione sin dalla primavera 1967. Nel maggio del ’68 il movimento italiano e bolognese guardano alle proteste sorte nella capitale francese. Nello stesso anno sono numerose le manifestazioni in solidarietà a Rudi Dutschke, leader del ’68 tedesco, ferito da tre colpi di pistola una settimana dopo l’assassinio di Martin Luther King.
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L’ Antimperialismo
La contestazione della guerra in Vietnam ha un ruolo centrale all’interno del movimento del ’68 e ne accentua la dimensione transnazionale.

durante una manifestazione per la pace in Vietnam
Settembre 1967 (Archivio di Stato di Bologna)
L’intervento statunitense in chiave anti-comunista scatena molte reazioni all’interno del mondo occidentale ed è tacciato a più riprese di neocolonialismo imperialista. Certamente la rapida diffusione delle immagini della popolazione vietnamita in fuga sotto i bombardamenti USA e l’ampio utilizzo del Napalm contribuiscono alla presa di posizione e alla mobilitazione degli studenti da una parte all’altra dell’Atlantico.

7/2/1968 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)
Il movimento studentesco in quel contesto assume una posizione diversa rispetto a quella portata avanti dalla sinistra parlamentare sino ad allora, volta alla critica della politica estera americana e della NATO. Gli studenti si mostrarono infatti indipendenti rispetto al bipolarismo ideologico tipico della Guerra fredda.

15/3/1969 (Archivio UDI Bologna)

in favore di Mikis Teodorakis
1967 (Archivio di Stato di Bologna)
All’indomani dell’aprile 1967 il colpo di stato dei colonnelli in Grecia è parimenti contestato in chiave antimperialista.
Nel corso delle manifestazioni lungo le vie di Bologna e di altre città italiane gli appelli in difesa di Alexandros Panagulis, militante incarcerato e torturato dalla dittatura greca, fanno tutt’uno con quelli in favore della pace in Vietnam.

19/11/1968 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)
Il Terzomondismo
Il movimento del ’68 opera uno slittamento concettuale dal Vietnam verso altri contesti nazionali parimenti ritenuti vittime della politica estera statunitense ed europea. In particolar modo si guarda con favore alle istanze espresse dalle popolazioni che sull’onda del processo di decolonizzazione tipico del secondo dopoguerra mettono in crisi il rigido bipolarismo della Guerra fredda, etichettate pertanto nel linguaggio occidentale come “Terzo Mondo”.

dell’Università di Bologna
1968-69 (Archivio Marco Pezzi)
In Palestina la primavera del ’68 è caratterizzata dall’emergere dell’organizzazione Al Fatah, guidata dal leader Yasser Arafat. Per la contestazione studentesca quest’ultimo diviene un modello a cui tendere e, nel corso delle manifestazioni, le sue immagini sono affiancate a quelle di Ho Chi Min e di Che Guevara.

1973 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)

“Washington Washington”
San Lazzaro (Bo) 27/10/1973 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)
Negli stessi anni gli attivisti del movimento guardano alla guerra di decolonizzazione del Mozambico, dell’Angola e della Guinea contro la dittatura portoghese. Nel 1973 l’uccisione di Amilcar Cabral, che era a capo della guerra di indipendenza guineense, suscita numerosi appelli di solidarietà. Nel settembre dello stesso anno viene contestato il colpo di stato delle forze armate cilene, guidate da Pinochet.

in solidarietà alle detenute politiche cilene
(Archivio UDI Bologna)
A Bologna il circolo La Comune di San Lazzaro di Savena ospita una rappresentazione teatrale della compagnia Comuna Baires, nata in Argentina nel 1969, volta alla critica delle politiche imperialiste perpetrate ai danni dell’America Latina.
L’utilizzo dell’arte come strumento di lotta politica è d’altra parte uno degli elementi qualificanti del movimento del ’68 a livello globale, capace di innovare profondamente i tradizionali strumenti espressivi e le pratiche conflittuali.
Il dissenso cattolico
Nel ’68 sono numerosi i gruppi cattolici che sposano le tesi politiche emerse attraverso il movimento;
queste ultime vengono poste in continuità con la critica della società capitalista e con le istanze di rinnovamento della Chiesa già emerse nel Concilio Vaticano II. Si tratta di voci minoritarie all’interno della comunità ecclesiastica, critiche rispetto al cattolicesimo istituzionale e in polemica rispetto alla
mancata riforma conciliare.

1969 (Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)
È piuttosto noto come il testo Lettera a una professoressa (1967) di don Milani sia stato uno dei più letti dal ’68 italiano. La celebre opera del parroco di Barbiana critica l’istituzione scolastica allora esistente e ne domanda una riforma in senso democratico.

1967 (Archivio UFO)
La critica alla società dei consumi e l’ideale pacifista sono alcuni tra i principali punti di incontro tra “dissenso cattolico” e contestazione studentesca.

Natale 1968 (Archivio Marco Pezzi)
In quegli anni Bologna è palcoscenico di una vicenda esemplare, che testimonia l’incontro tra alcuni ambienti della Chiesa e gli ideali emersi dal ’68, ma allo stesso tempo mette in luce le spaccature esistenti all’interno della CEI.

29/12/1967 (Archivio storico CISL Bologna)
Il 1° gennaio 1968 il cardinale bolognese Giacomo Lercaro pronuncia un’omelia di condanna ai bombardamenti in Vietnam. Poche settimane dopo il suo episcopato giunge a conclusione: ufficialmente si parla di ragioni di salute, ma la maggior parte dei commentatori dell’epoca legge tale vicenda nei termini di uno scontro tra il cardinale bolognese e le gerarchie ecclesiastiche.
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