La città, gli studenti e i lavoratori

Testi di Davide Fioretto, Mauro Lambertini ed Elisabetta Perazzo

INTRODUZIONE

Nel corso degli anni Sessanta il movimento sindacale viene maturando una forte critica all’organizzazione taylorista del lavoro, accusata di depauperare le professionalità e togliere autonomia all’azione umana. In particolare a Bologna la pretesa padronale di gestire unilateralmente i processi di produzione e l’organizzazione del lavoro giunge al limite della sopportazione.

«Lo Smeriglio»
24/10/1968 (Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)


Mentre negli anni del boom la città è riuscita a promuovere benessere e a creare inclusione e mobilità sociale (con la realizzazione di un sistema di servizi efficiente, diffuso e condiviso), la libertà e la partecipazione si fermano sulla soglia delle fabbriche, creando una contraddizione permanente nella quotidianità degli operai che da un lato godono dei diritti di cittadinanza, dall’altro patiscono di un’organizzazione gerarchica e autoritaria nei luoghi di lavoro.

Questionario promosso dalle sezioni del PCI
(Fondazione Gramsci Emilia-Romagna)

Si è inoltre fatta strada la consapevolezza che una simile organizzazione del lavoro non si ripercuota solo sulle libertà e sui diritti dei lavoratori, ma anche sulla salute e sull’ambiente dentro e fuori la fabbrica. Questa consapevolezza diviene terreno di confronto e di scambio con alcuni ambienti universitari, che si misurano su terreni nuovi di ricerca negli ambiti della medicina, della sociologia, della pedagogia e delle scienze ambientali. I medesimi ambienti che da tempo contribuiscono a sostenere le scelte innovative delle istituzioni territoriali.

A Bologna i rapporti tra la città e il movimento studentesco sono meno difficili che altrove, grazie a una congiuntura particolarmente favorevole: una sezione universitaria del PCI forte, propositiva e autonoma; la direzione del segretario generale della CdL, Iginio Cocchi, convinto che tutte le istanze innovative provenienti dalle fabbriche debbano trovare uno sbocco positivo; una federazione giovanile del PCI, i cui dirigenti operai passeranno in gran numero fra il ’68 e il ’70 al sindacato; un’amministrazione comunale sostanzialmente solidale con le lotte operaie; infine la presenza di una FIOM molto battagliera ed egemone nelle fabbriche, capace di un confronto dialettico forte, anche quando la protesta operaia mette pesantemente in discussione le gerarchie sindacali.

Comunicato dell’ufficio stampa della CdL sulla lettera di Lercaro
26/1/1968 (Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Le lotte per la salute

In alcune fabbriche le lotte per le libertà e l’ambiente percorrono tutti gli anni Sessanta: esempio emblematico la Camiceria Pancaldi, in lotta fin dal 1961 e dove nel 1967 un’indagine condotta dall’UDI ha portato alla luce la nocività dell’ambiente e del lavoro. In seguito all’indagine le operaie fanno un esposto al sindaco e all’Ispettorato del lavoro; ne segue un’ispezione, che conferma i risultati dell’indagine.

Depliant sul reparto più insalubre della Ducati Elettrotecnica
(Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Il ’68 si apre, dunque, con una rinnovata iniziativa di lotta nella Pancaldi che culminerà, il 20 giugno, con l’occupazione della fabbrica stessa. Solo il 9 agosto le operaie accetteranno la firma di un accordo, che tuttavia non potrà evitare il licenziamento di cinquanta dipendenti.

La Camiceria Pancaldi occupata dalle lavoratrici
(foto di Enrico Pasquali – Archivio UFO)

La ventata di protesta, che mette in discussione ogni forma di gerarchia, nella sfera pubblica e privata, trova terreno fertile fra le tante donne lavoratrici, incoraggiando e dando argomento di incontro e discussione con le studentesse su temi che vanno ben oltre la protesta in fabbrica e investono il vissuto stesso delle ragazze: i rapporti familiari, la formazione, i rapporti di coppia, gli amici, gli stessi gusti musicali, la questione della pace e della guerra.

Comunicato unitario sull’occupazione della Pancaldi
20-6-1968 (Archvio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Liberare il lavoro

Una scelta estrema, quella dell’occupazione della fabbrica, non consueta nella storia delle lotte operaie di questo territorio, nel quale la mediazione istituzionale e la presenza di una sinistra politica fortemente radicata hanno evitato per lungo tempo la radicalizzazione del conflitto sociale. Sul finire del ’68, il 25 ottobre, solo alla Ducati si verifica un’altra occupazione.

Volantino per lo sciopero del 10 aprile
6/4/1968 (Archivio della Camera del Lavoro di Bologna)

Le grandi fabbriche meccaniche (la Ducati, la SASIB, la SABIEM, la Weber, la Casaralta, la Minganti), diventano un forte catalizzatore del movimento studentesco che, fuori dall’università, cerca nel mondo del lavoro sostegno e condivisione rispetto alle analisi relative alla società tecnocratica e ai danni che l’organizzazione fordista del lavoro arreca alla classe operaia.

Le ragioni dell’occupazione alla Ducati Meccanica
25/10/1968 (Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)
Foglio della FIOM sul cottimo alla Ducati Elettrotecnica
7/5/1968 (Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Ma il portato maggiore del movimento è la ventata di antiautoritarismo che contagia e dà forza, nelle fabbriche, alla nuova generazione di giovani ai quali le commissioni interne, espressione della burocrazia sindacale, apparivano inadeguate ad affrontare la complessità dei temi che venivano arricchendo la protesta operaia, e a guidare nuove e più articolate forme di lotta.

Foglio della Ducati Elettrotecnica
1/5/1969 (Archivio storico della CISL di Bologna)

Studenti e operai

Quando, nel febbraio del ’68, gli studenti bolognesi occupano le facoltà di Fisica, poi di Magistero, di Scienze Politiche e di Lettere, la risposta della città è interlocutoria, nonostante il naturale sospetto dell’ambiente operaio nei confronti del mondo studentesco, allora sociologicamente lontano per storia e per condizione.

Documento della Conferenza nazionale FIOM
13-15 dicembre 1968
(Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Il sindacato non si sottrae al confronto col movimento; riconosce il proprio ritardo sui temi della riforma della scuola, dell’università e dell’apprendistato, ma pone a sua volta le proprie priorità di lotta: la contrattazione dei tempi (del cottimo e dei ritmi di lavoro), la riduzione dell’orario di lavoro, la revisione delle qualifiche, la democrazia interna, la questione della salute in fabbrica e dell’inquinamento ambientale del territorio, nonché i grandi temi sociali come la libertà di opinione, la riforma delle pensioni, la casa, la riforma della sanità.

Il rapporto con gli studenti in un documento sullo sviluppo dell’iniziativa sindacale fra il 1965 e il 1969
(Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)
Risposta del segretario generale della CdL alla richiesta degli studenti di intervenire in piazza Maggiore il 1° maggio 1968
(Archivio storico della Camera del Lavoro)


Frequenti sono i picchetti organizzati dagli studenti fuori dalle fabbriche; lo slogan “operai e studenti uniti nella lotta” diviene simbolo di quell’epoca. Il 1° maggio del 1968 gli studenti partecipano alla manifestazione sindacale, ma il loro documento è letto da un rappresentante del sindacato.

Questionario interno alla SASIB sui temi contrattuali
1968 (Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Lotte e repressione

Il movimento studentesco partecipa alle lotte sindacali e certamente non in modo passivo. L’incontro tra scuola, università e fabbrica non è solo teorico o simbolico, ma dà luogo alla nascita di esperienze significative.

Il movimento indice una manifestazione per il processo ai sette arrestati alla Longo
Maggio 1969 (Archivio storico CISL Bologna)

Gli operai della Minganti e della SASIB, come quelli dell’ACMA, costituiscono i comitati operai/studenti, talvolta sorti anche in chiave antisindacale, per rivendicare un legame più diretto fra rappresentanti e rappresentati nei luoghi di lavoro.

Sciopero generale contro la repressione in seguito ai fatti della Longo
26/3/1969 (Archivio storico della CISL di Bologna)
Documento del Collettivo SASIB sul rapporto operai- studenti
(Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Le operaie dell’ARCO l’8 marzo 1968 si presentano in fabbrica con il volantino “Vogliamo decidere”. Alcune verranno elette delegate di reparto e conquisteranno un accordo su nocività, asilo e mensa. Le lavoratrici del commercio scendono in lotta per il contratto: alla OMNIA e alla UPIM gli scioperi delle commesse saranno sostenuti con forza dalle studentesse scese in campo al loro fianco.

CGIL e CISL inviano un telegramma alla Prefettura per i gravi atti della polizia contro le lavoratrici del magazzino OMNIA
23/5/1970 (Archivio di Stato di Bologna)

Di fronte all’occupazione simbolica del magazzino da parte delle commesse in sciopero dell’OMNIA, la polizia interviene con uno sgombero forzato.

Comunicato stampa della CdL sullo scontro con la polizia alla UPIM
13/5/1971 (Archivio storico dellla Camera del Lavoro)

La scienza non è neutrale

Alla Pancaldi occupata gli studenti di medicina organizzano una ricerca interna sulle condizioni di salute delle operaie, che sarà il nodo del contendere, al XXXI Congresso nazionale di medicina del lavoro (2 – 5 ottobre 1968), fra movimento e organizzatori.

Volantino del XXI Congresso di medicina del lavoro
(Archivio di Stato di Bologna)

Gli studenti si mobilitano perché i risultati della ricerca siano presentati al congresso e premono per essere ricevuti; la Questura risponde con una prova di forza che porta ad alcuni arresti di studenti e operai.

La Segreteria della CdL sui disordini al Congresso di medicina del lavoro del 3/10/1968
(Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

Il movimento si mobilita per il 2 ottobre
(Archivio storico CISL di Bologna)
Il movimento si mobilita per il 2 ottobre
(Archvio storico CISL Bologna)
Gli studenti sui fatti del Congresso di medicina del lavoro del 3/10/1968
(Archivio storico dell’ Università di Bologna)
La posizione del Comune nella dichiarazione dell’Ufficio relazioni pubbliche
5/10/1968 (Archivio di Stato di Bologna)
A seguito di un’interrogazione parlamentare, il Ministero dell’interno chiede informazioni al prefetto sul comportamento del sindaco di Bologna in occasione del congresso
17/10/1968 (Archivio di Stato di Bologna)

La città, i consigli e l’unità sindacale

Non rituale è l’adesione del movimento studentesco alle numerose manifestazioni promosse dal sindacato per la pace; gli studenti ne sono l’anima più appassionata. Manifestazioni imponenti che a Bologna vedono sfilare le istituzioni insieme ai lavoratori e agli studenti, incontrando anche la solidarietà di molti partiti e dello stesso arcivescovo.

Comunicato stampa della CdL,
1/6/1968 (Archivio storico della Camera del Lavoro di Bologna)

L’incontro col movimento studentesco produce un’accelerazione negli stessi processi interni al movimento sindacale, sia sulle forme di lotta che sui temi della rappresentanza.

La solidarietà concreta del Comune ai lavoratori in lotta
1969 (Archivio di Stato di Bologna)
Relazione annuale di A. Amaro sulla contrattazione articolata, in cui tratta dei consigli di fabbrica
30/12/1970 (Archivio storico della Camera del Lavoro)

Gli anni a seguire vedono un sostanziale ricambio generazionale nei gruppi dirigenti del sindacato; la creazione dei consigli di fabbrica, e con essi l’introduzione di nuove forme di lotta dentro le fabbriche; la nascita, infine, del sindacato unitario, a partire dall’unità di FIOM FIM UILM nella Federazione dei lavoratori metalmeccanici, la FLM.

FIOM FIM UILM di Bologna sollecitano il processo unitario
3/11/1972 (Archivio storico della Camera del Lavoro)
Lettera della DC alla Cdl
30/11/1972 (Archivio storico della Camera del Lavoro)
Risposta della Cdl alla DC
5/1/1973 (Archivio storico della Camera del Lavoro)

Galleria

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